La Lazio ce l’ha fatta e passa il turno anche se la strada era diventata inaspettatamente in salita. Senza i suoi tifosi, la gang di Inzaghi non si è spaventata davanti allo stadio gremito di supporters avversari e seppur mancando i cori biancocelesti, ha portato la qualificazione a casa.

 Immobile poco incisivo e “sprecone”, ma tranquilli, una serata “no” capita a tutti quanti. Questo dobbiamo sempre ricordarlo ed avrebbero dovuto ricordarlo anche quelli che ultimamente non “andavano d’accordo”, diciamo così, con il nostro gioiellino numero 10 che è tornato al suo passato splendore. Questa però è un’altra storia e lasciamo perdere le mie piccole ruggini da #AndersonLovers perché, secondo me, anche quando è al suo peggio è il migliore in campo.

Ciro stasera aveva forse Saturno contro, ma arriva Super Leiva in duplice veste , da metronomo a “prestato” bomber e sigla il primo vantaggio biancoceleste con un “eurotestata”.

A lui si unisce l’oramai dissidente Stefan De Vrij che, con questa rete, può essere sicuro che non verrà fischiato e che la sua vita capitolina continuerà dolce  fin quando arriverà il momento del quieto addio. Se poi lo troveremo avversario, allora fischio libero!

A far da collante a tutti e da splendida cornice, ecco il solito brasiliano Felipetto Anderson e l’inossidabile Stefan Radu che, dopo aver praticamente avuto il portiere della Dinamo schiaffato addosso, si è rialzato come se niente fosse stato. Vedendolo avevo esclamato io “Ahiiii”, immedesimandomi nella schienata in terra, ma Radu è Radu.

Su e giù per il campo errori ce ne sono stati, come ad esempio l’entrata assassina di Luiz Felipe che per un attimo ci ha riportato al ricordo del “fu Cana”.

Errori piccoli, trascurabili, non hanno intaccato però una prova quasi perfetta della Lazio che se avesse vinto 7 a 0, certo non avrebbe sorpreso nessuno!

Andiamo a parlare anche dell’avversario. Il sorteggio di Nyon è stato benevolo, ma all’Olimpico, la Dinamo Kiev, aveva comunque dimostrato di essersi guadagnata il percorso raggiunto in Europa. Poteva andare peggio sì, ma anche meglio.

Dopotutto lo ripeto sempre: non esistono piccole o grandi squadre, ma piccole o grandi partite.

Stasera in quel di Kiev la compagine di Inzaghi ha fatto vedere di saper schiacciare nella propria morsa la compagine rivale, la quale ha potuto vivere di due piccole scintille solamente grazie a due sviste biancocelesti.

Eh, se l’arbitraggio fosse uguale anche in campionato, mi viene da pensare!

Iniziamo col dire che non è certo filato tutto liscio come l’olio, avremmo diritto di avere qualche sassolino nella scarpa, ma in fondo in fondo un pò contestato l’arbitro lo è sempre stato. Nulla a che vedere coi “latrocini” atti a danneggiare la Lazio nella serie A nostrana. Benevevolo, per esempio, anche il giallo a Luiz Felipe tornando al fallo in stile Cana che, in tutta la mia onestà, avrebbe meritato un giallo quasi arancione.

Pietra sopra, chiudiamo il discorso arbitri “con le corna e non”, oggi si fa festa!

Bisognava vincere, abbiamo vinto. Adesso la strada diventerà più impervia, ma quando il gioco si fa duro…la “gang del piacentino” comincia a giocare!!!

Facciamo vedere a chi cerca di rubarci un sogno, a chi tesse trame per spaccare l’ambiente biancoceleste, a quelli che ci hanno penalizzato che alla Lazio non serve nessuno.

Che la lezione sia chiara: chi aspetta il nostro tramonto, allora non vede mai sera!

È la storia che lo racconta: vincere è quello che conta! Forza Lazio non mollare!!!!

 

 

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